In ricordo di Elisabetta II
Erano le 19:45 di giovedì 8 settembre e mi trovavo in un supermercato di Locri a concludere una spesa. Fui fermato da un commesso il quale, conoscendo la mia professione, mi chiese se fosse vera una voce circa il decesso della regina Elisabetta II. In effetti non sapevo nulla – e né consultare velocemente Google mi diede l’informazione. Dissi che la notizia sarebbe stata resa pubblica dopo qualche ora dal decesso e non nell’immediato, aggiungendo che bisognava anche stare attenti alle bufale eventuali. Conclusi quindi con la fase della cassa e mi recai in auto, accendendo la radio, comunemente già sintonizzata sulle frequenze di BBC World. Allo scoccare del segnale orario delle 20:00 partì il notiziario con la mesta notizia che la sovrana era passata a miglior vita. Intesi subito che non si trattava, non si poteva trattare di una bufala e iniziai a pensare. Mi venne subito in mente che avremmo dovuto notiziare i
nostri fan e intervenni su Instagram prima e Facebook dopo.
Tornando a casa, e dopo esservi tornato, il mio pensiero non si distolse da quella figura che aveva cavalcato due secoli, il XX e il XXI. Mi venne in mente che in effetti io ricordavo questa figura sin da quando ero piccolo. Tutte le persone della mia età, e
comunque vissute in questi due secoli, la ricordano come la sovrana inaffondabile, inossidabile, immarcescibile. La mia mente volò a quando ero bambino e guardavamo il televisore (ancora in bianco e nero) con la regina che incontrava ministri, presidenti,
scienziati, artisti, papi. Per me era una figura che mi si era oramai stampata in mente, incancellabile. Ebbi a ricordare anche di quando mia madre parlava delle bellezze della monarchia – ma non di certo di quella italiana. Per lei la vera e “reale” figura di sovrana era quella di Elisabetta – a cui associava anche il marito Filippo. Sono quindi cresciuto apprendendo una discreta stima per questa casa regnante – e mi ci ritrovavo negli anni anche a scuola, allorquando iniziai a studiare l’inglese seriamente e con impegno. In effetti si trattava di una figura presente ma non invadente. Anche nei viaggi in Inghilterra, sin da giovane, vedevo la sua immagine sulle banconote, sulle monete, sui francobolli. Il suo emblema era presente sulle “red pillar box” – quegli enormi pesanti contenitori rossi che raccolgono la posta; anche le cabine telefoniche d’un tempo erano decorate col suo fregio. Non occorreva andare a palazzo o nei luoghi di “culto politico” per doversi ricordare della sovrana. Ho vissuto la mia vita con “Dio salvi la regina”, ho sempre sentito e visto questa distinta signora rappresentare il suo regno in maniera decorosa a con la massima dignità. Per me non esisteva nulla oltre lei. Addirittura, degno di nota, ebbi l’onore di vederla seppur da lontano. Era il luglio del 2004 e col mio gruppo dei soggiorni studi in Inghilterra mi trovavo a Bournemouth – sistemati tutti al Talbot college. Ebbene arrivò la notizia che dopo qualche giorno sarebbe giunta la sovrana per una visita alla città. Fui io per primo che proposi allo staff docente di non fare lezione quella mattina, posponendola al pomeriggio. Tutti d’accordo, ci organizzammo con una mezza dozzina di taxi che facevano la spola tra il college e
l’area prospiciente il lungomare dove la regina era attesa. Ci sistemammo quanto più vicino possibile e lei arrivò nella sua Rolls Royce amaranto e nera (era quella del periodo – un tantino bombata e rassomigliante ai vecchi taxi londinesi nella forma – è
quello che ricordo). Scese dall’auto e saluto le autorità, seguita ad un passo dal marito principe Filippo. Mi colpì il fatto che tutto confluiva verso di lei, e poi veniva il consorte. Dopo qualche minuto lei si mosse con le autorità del posto – mentre il marito (ex cadetto e poi ufficiale di marina) fu condotto e visitare alcune imbarcazioni ed un vascello all’uopo ancorato nelle vicinanze. Ricordo la sovrana con un abito pastello (come al solito) e malgrado il caldo di luglio, un cappellino, mentre il marito in abito rigidamente
scuro – entrambi col portamento regale che era loro d’appartenenza. In quell’occasione furono molto socievoli e sorridenti con la folla, caratteristica che li denotò sempre, in ogni loro occasione, in ogni loro uscita. Che esperienza in quel giorno memorabile per me e per il mio gruppo!
In genere, muovendoci in giro per Londra si vedeva dovunque una sua immagine, anche sul merchandising del momento – qualcosa di spaventoso. Devo riconoscere che, indipendentemente dalla mia professione, è una figura che più ho stampato nella mente, negli occhi e, di certo , anche nel mio cuore. Di recente la si è vista sempre meno, ma comunque immancabile nei momenti importanti e nell’assolvimento dei doveri di stato – fino a due giorni prima dal decesso, all’investitura della nuova primo ministro inglese, Liz Truss.
Un’immagine che io, come ognuno che mi legge, non potrà dimenticare, portandola come parte del bagaglio delle figure di due secoli.
Uno splendido ricordo. Possa Ella riposare in pace.
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