LA FRENESIA DEI CONCORSI A CATTEDRA E….L’INGLESE.
Oramai da mesi e mesi siamo stati invasi dalla febbre dei nuovi concorsi nella scuola italiana. Non siamo qui, oggi, per parlare e sproloquiare su argomenti politici, di opportunità, di clientelismo, di promesse. Non vogliamo neppure addentrarci in una questione di metodo e di sistema d’assunzione. Vi parleremo solo ed unicamente di….inglese.
Oramai è conclamato che la lingua inglese è entrata, forse anche a gamba tesa, pure nel pianeta scuola, ma dalla parte dei docenti questa volta. Anche in questa occasione le prove stanno presentando delle parti generali in cui l’inglese c’entra, eccome.
Ovviamente siamo stati contattati da vari candidati per il consueto e rituale “paio di lezioncine” – giusto per tentare il colpo gobbo, giusto per provare a farcela. Chiaramente ci siamo attrezzati, e siamo arrivati in fondo alle prove. Ma fino in fondo. Abbiamo consultato siti specialistici, case editrici, pubblicazioni, ma ci siamo resi conto che per poter superare le prove i casi sarebbero davvero pochi. O si è fortunati ad indovinare in caso di scelta multipla (a – b – c – d) , oppure con uno stratagemma molto ma molto diverso. Si tratta di domande per niente facili, per le quali una certa preparazione sarebbe necessaria. Per essere un tantino tecnici ed offrire una precisa definizione, la preparazione di base dovrebbe oscillare tra il B1 ed il B2. Questo per quanto attiene alle domande di carattere generale. Vi è anche una parte specifica, per la quale è possibile una certa preparazione, ma sempre nell’ ambito di un minimo di conoscenza della lingua, come detto sopra, in un’oscillazione che va tra il B1 ed il B2. Ed è qui che sono sorti i problemi. Tutti questi aspiranti docenti erano convinti che sarebbero riusciti a raggiungere piccole conoscenze dell’inglese, partendo da zero o quasi, nel giro di qualche settimana.
Invece no, l’inglese non è così! Purtroppo l’inglese non si estrinseca in un libro che si può divorare in una settimana o due. Esso è qualcosa che va imboccata, masticata, ingerita, digerita per tempo – lungo tempo, prima di poter essere…utilizzata. Quindi, questa preparazione, di carattere generale e specifico, non poteva essere assunta se non partendo da una discreta base, continuando ad affiancare lo studio, poi, per settimane e settimane. Purtroppo si è ancora convinti che con l’inglese si possa fare come la dieta 7 kili in 7 giorni. O la dieta a seguito della prova costume, a partire dalla seconda metà di giugno! No, non è così! L’inglese va praticato e mai mollato, ma sin dall’infanzia o giù di lì. Il suo apprendimento deve iniziare a 4-5 anni, e rimanere una costante fino al diploma. Poi va praticato, o comunque non abbandonato, nel periodo universitario, utilizzandolo per motivi di turismo o studio con costanza e fiducia. Non perderne la pratica, l’allenamento, il filo. Sempre in equilibrio, con continuità. Si, vanno bene gli sport, i passatempi, le distrazioni, gli hobby. Ma l’inglese deve essere al centro delle nostre conoscenze, accanto a noi per anni ed anni.
Dunque, teniamo in alto l’inglese prima di ogni cosa – ovviamente senza trascurare il mono intorno a noi. Ma teniamoci con solerzia e costanza: ci aprirà 1000 porte, tutte le opportunità possibili. E certamente non ce ne pentiremo.
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