LE STRANE SCELTE DELL’UTENZA SCOLASTICA
Ad ottobre, per un mese ed oltre, facciamo le piroette per formare le classi ed accontentare le proprie esigenze, i propri turni, i propri allenamenti, le proprie attività, i propri passatempi. Impieghiamo oltre un mese per far quadrare un po’ di conti, collocando i ragazzi nei giusti gruppi, accontentandoci, talvolta, di formare gruppi di 3 o addirittura 2 elementi, pur di soddisfare le singole richieste. Vediamo spesso ragazzi e familiari arroccati sulle loro posizioni, sui loro orari, sui loro impegni. Straordinariamente facciamo anche fatica a far capire che un gruppo va scelto in base alle competenze ed ai livelli, piuttosto che sulle scie delle loro… ore libere.
Ci rendiamo autori, talvolta, di scelte che sarebbero commercialmente poco convenienti, ma che per fortuna non ci penalizzano più di tanto in quanto siamo un no-profit, e quindi guadagnare ci interessa fino ad un certo punto: fino a, cioè, coprire le nostre spese.
Poi arriva febbraio, col suo grande ciclone, e tutto cambia nelle abitudini dei ragazzi e delle loro famiglie. Di fronte a 12 o 14 ore di corsi di recupero sparisce tutto. Di fronte a 30 ore di PON e progetti, si dileguano tutti quegli impegni che hanno provocato ostacoli e taboo delle iscrizioni ad ottobre. Entra la scuola a gamba tesa, e scombussola tutto. Scombussola quanto i ragazzi hanno organizzato ad ottobre con scuole di calcio e basket, tornei di volley, scuole di danza e quant’altro. Tutto il loro mondo si blocca, tutto quanto va in tilt. E, ironia della sorte, talvolta la loro riorganizzazione delle cose va anche in collisione con quanto da noi organizzato – con tanti sacrifici (anche economici!).
Pensiamo proprio che le famiglie italiane, meridionali in particolare, facciamo delle scelte a dir poco dissennate. Mettono in testa, sopra tutto e tutti, attività sportive-ricreative che poco o niente hanno a che fare col futuro dei propri ragazzi, e con la loro profonda formazione culturale e specifica. Ci mettono in ginocchio per determinati motivi, motivi che poi volentieri abbattono in nome d recuperi da 12-14 ore o progetti e/o PON da 30 ore. Salta tutto: allenamento, danza, tornei, appuntamenti vari. E talvolta mettono in difficoltà anche i nostri corsi: ma seriamente.
In una società che deve lavorare con opportuna programmazione, ci viene difficile da comprendere come i possa educare questi fanciulli al “ricalcolo del percorso” di metà anno, in cui l’improvvisazione e la promiscuità di livelli culturali la fa da padrone.
Ma oramai non ci si meraviglia più di nulla in questa Italia, soprattutto in questo Sud. Un Sud in cui se una cosa “la passa” la scuola, “la passa” lo Stato… e allora è buona e va bene.
E certo che l’Italia vuole rimanere in Europa: figuriamoci, c’è pappa per tutti! Ma poi, alla fine, ci si accorge che chi ha programmato seriamente ottiene i risultati sperati.
Vogliamo dire, con questo, che le famiglie che hanno programmato le attività scolastiche dei loro figli a ottobre/novembre risultano vittoriose e soddisfatte.
D’intende: fermo restando che le occasioni offerte da Stato ed Europa debbano trovare collocazione: ma quella giusta, temporalmente ordinata, dando importanza alla scuola, ma senza cambiare quelli che sono progetti e aspettative delle famiglie. E anche una faccenda di educare i propri figli al metodo piuttosto che al disordine.
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