L’Ocse e la famosa casa editrice Pearson promuovono i “Prof” italiani.
Adesso è ufficiale, oltre che su autorevoli settimanali e riviste specializzate. La categoria dei professori delle scuole superiori è stata difesa ed ossequiata a seguito di alcuni studi recenti. Già, proprio loro: messi nel dimenticatoio, maltrattati da allievi e famiglie, pagati al pari di comuni impiegati dello Stato! Ma andiamo agli elementi.
Scorrendo le classifiche dell’Ocse circa le prestazioni scolastiche dei nostri quindicenni, pare che esse siano migliorate rispetto al passato. Ma la grande meraviglia viene fornita dal famoso settimanale “The Economist”, i cui esperti non hanno il ben minimo dubbio su chi siano i “responsabili” ditali meriti. Si ci mette a favore anche la casa editrice Pearson che, nel rapporto 2013 sulla scuola, ribadisce – su solide basi scientifiche, attraverso dati, statistiche, interviste – che l’unico fattore che conta, per l’istruzione di base, sono gli insegnanti. Vengono considerati secondari, addirittura, anche il Prodotto Interno Lordo, le strutture avveniristiche, le nuove tecnologie. Quello che più conta è il rispetto di cui godono gli insegnanti. Insegnanti che, con loro piacere, vorrebbero / dovrebbero aggiornarsi: ma con quali fondi? Addirittura le cifre dicono che per un esercito di 770 mila docenti, gli investimenti del Ministero sono passati, in 10 anni, da 42 milioni di euro a….. 2 milioni di euro. Questo provoca che spesso i tanto decantati / odiati corsi di aggiornamento, siano poveri e generici nei contenuti noiosi, evitati dai docenti perché davvero poco interessanti. Quando si parla di test su scala mondiale, i paesi che ottengono le migliori performance, sono in generale quelli in cui lo Stato investe per la formazione del corpo docente: e sembra logico! Tutto conta nella scuola: anche i viaggi di istruzione,le uscite didattiche, la tecnologia. Ma secondo gli analisti conta di più il rispetto che allievi, famiglie, opinione pubblica portano e riconoscono a chi si occupa di educazione. Eppure, l’ex Ministro Renato Brunetta (del fu Governo Berlusconi), aveva apostrofato gli insegnanti come “fannulloni”, quasi fossero un vero spreco per l’Italia. Non che il governo successivo, quello del moderato Mario Monti, diede un’immagine migliore della categoria, e lo stesso partito fondato proprio dallo stesso Monti pare continui a buttar fango sulla scuola e soprattutto sui suoi operatori. Ci piace concludere aggiungendo che, in atto, la scuola rimane un pianeta stracolmo di compiti che vanno al di là dei programmi. Incontra anche immani difficoltà nel traghettare il mondo dei giovani in una palude di crisi economica come non mai. Eppure i suoi fondi diminuiscono, i compensi sono fermi, gli investimenti languono. Tuttavia, la scuola superiore, non affonda: ……ancora!
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