Poca conoscenza dell’inglese: le gravi responsabilità dei vari POF.
Da più parti è stato sempre detto che gli studenti italiani sono stati, per anni, i peggiori conoscenti e parlatori della lingua inglese. Poi, tra gli anni 80 e gli anni 90 ci fu il boom e l’esplosione delle tante scuole private d’inglese, che hanno dato un valido supporto all’istruzione pubblica, impegnata a dispensare l’inglese solo al biennio delle superiori, sprofondandosi nello studio della storia e della letteratura ove questo insegnamento continuava fino al quinto anno. E’ stato grazie a queste scuole private, che spesso si sono affidate a docenti madrelingua ed ad enti Certificatori esterni, che la media degli studenti italiani è riuscita ad implementare la conoscenza, quella vera e parlata, della lingua. Con la fine degli anni 90, poi, la riforma della scuola coi crediti: qualcosa di esilarante! Ovviamente non si poteva dire di no ai corsi d’inglese, considerati crediti esterni. Ma tanti ragazzi venivano (e tutt’ora vengono) tentati dall’aderire alle proposte interne d’istituto, soprattutto per quei ragazzi appartenenti a famiglie meno abbienti. E forse fin qui nessuno avrebbe alcunché da obiettare. Ma da un bel po’ d’anni si sta assistendo ad un’orrida inversione di tendenza, in cui tutti, ma proprio tutti, vanno ad affidarsi ai progetti interni d’istituto. Quali sarebbero i vantaggi? Tanti, davvero tanti. Guardiamoli insieme. Intanto sono gratis – anche se siamo noi italiani a pagarli con le nostre tasse, e non sono gratis per i docenti che incassano fior di quattrini a fronte di questo servizio dato. Da aggiungere che sono gestiti, piuttosto spesso, da docenti interni, e quindi si crea quel feeling docente/allievo che potrebbe essere pericoloso ai fini della valutazione della singola materia. Non prevede studio, approfondimento, ma solo la presenza in classe (anche quella passiva è sufficiente). Se si è imparato qualcosa a seguito di questo intervento bene, se si è somari come prima….. fa lo stesso. A differenza di altri crediti esterni (corsi da 60-70-80 ore) sono di norma di 30-40 ore, e non è un grande sforzo. Non si è sottoposti a nessun accertamento interno all’istituto, ma anche se fosse…. con i docenti interni…sappiamo come funziona. Men che meno si è sottoposti ad esami esterni, con esaminatori nuovi, sconosciuti, veramente “super partes”. Cosa di meglio!? Così non è per gli altri crediti, e visto che ci tocca, vogliamo prendere in esame quelli di lingua, appunto come i nostri, sentendo di parlare a nome di tutte le serie scuole di lingue presenti sul territorio.
Nei confronti delle scuole di lingue si ha la considerazione che questi attestati di frequenza siano carta straccia. Si obbligano i ragazzi a sottoporsi ad esami di certificazioni esterne, ai quali si può essere….promossi, ma anche non promossi. Tra le altre cose le pastoie burocratiche possono essere tante e tali che si fa l’esame e si attende il certificato che, dovendo giungere dal Regno Unito, potrebbe pervenire in ritardo e quindi non valutabile. In un passato anche piuttosto recente abbiamo assistito a ragazzi che hanno seguito importanti corsi di inglese, in Italia e/o all’estero, e hanno rischiato di non vedersi riconosciuti i loro crediti. Mentre, al contrario, ragazzi che hanno frequentato un paio di corsi dal dubbio spessore culturale, da una claudicante tenuta, e da un numero ridotto di ore, guadagnare punti di credito inaspettati e, intellettualmente ingiusti!
Già, l’intellettualità è quello che manca oggi alle scuole! Si accetta di tutto: palestra, teatro, piscina, volontariato, giornalino, donazioni di sangue, protezione civile, cinema, psicologia sociale, e tant’altri. Tutto accettato così, tout court, su due piedi, senza prova e senza comprova, senza un esame ed una valutazione, senza conoscere esiti e livelli finali di quest’attività.
La mano pesante cade sui corsi di lingua inglese, che devono essere certificati, rigidamente, da Enti Certificatori esterni: con la difficoltà di dover sostenere un esame con Ente esterno (con il quale si può essere bocciati o promossi), e con le difficoltà di emissione e recapito delle certificazioni in questione.
In esito cosa stiamo avendo? Ragazzi che sempre più rischiano di abbandonare l’inglese, il vero inglese, per fare le altre attività pomeridiane che la scuola offre. Interessanti o no, valide o no, offrono un credito che può diventare punteggio ai fini del diploma. Vorremmo spendere anche una parola per i crediti ECDL, altra via crucis sottoposta ad esame, per cui se l’esame passa sono punteggio, altrimenti….nulla di fatto.
Dunque vorremmo passare ad una conclusione triste, amara, ma reale. Stiamo assistendo al fatto che molti giovani “di buona volontà” rischiano di deporre le armi dello studio e dell’apprendimento dell’inglese, che dovrà essere sostituito dai corsi più disparati, più appetibili, più semplici, più sicuri, ma forse sostanzialmente meno importanti. Non vuole essere un atto d’accusa questo articolo, ma solo una constatazione di come la scuola di Stato, volontariamente od involontariamente, utilizzando fondi pubblici (di ciascuno di noi dunque) “invita” i ragazzi ad approfondimenti che giovano a lei ed ai suoi docenti, ma forse un po’ meno ai ragazzi. Anche questa è colpa dell’autoreferenzialità della scuola pubblica, che si incensa, distraendo gli allievi dai saperi importanti, e facendo così calare le conoscenze medie generali della lingua inglese: un vero peccato!
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