PRINCIPE FILIPPO: MORTE DI UN SOVRANO – PIU’ CHE DI UN PRINCIPE
*Mario Procopio
Coordinatore Didattico di ENGLISH CENTRE
Buon conoscitore di storia e fatti della monarchia d’oltremanica
Non è facile scrivere di Prince Philip a 14 giorni dalla sua scomparsa e a 6 dal suo funerale, senza imbattersi in un bel po’ di cose che non siano state dette.
Ma ci provo.
Ci voglio provare.
Magari…andando all’indietro, e cominciando dalla fine.
Possiamo crederci o no, ma il Principe Filippo aveva iniziato poco meno di un quarto di secolo fa a pensare al suo funerale, progettandolo e tracciando le linee guida d’esso. Il trasporto, lo stendardo, gli oggetti sul feretro, il passo, i suoni, i saluti, le modalità. Ovviamente non poteva mai immaginare le restrizioni Covid – ma il sol fatto che abbia optato per un funerale non di stato ha reso facile tale realizzazione: neanche a saperlo.
La volontà di un decesso che avvenisse nella sua Windsor piuttosto che in ospedale, le raccomandazioni porte al primogenito circa il futuro della nazione, della madre e della famiglia, il dolore sincero e commosso alla moglie (la regina più famosa e importante della terra), la contrizione di familiari e dei parenti tutti, ha reso questa morte umana, comune, comprensibilmente alla portata di tutti.
Un dolore che, malgrado tutto, ha pervaso l’intera nazione e buona parte del Commonwealth (che egli conosceva bene – al pari della sovrana). Un uomo che era stato per decenni accanto alla sua donna – da ragazzi, fidanzati, sposini, neo sovrani e fino alle sue massime possibilità. Era rimasto accanto ad Elisabetta quale donna, sovrana, moglie, madre, giovane fidanzata – ma già erede al trono. Aveva rivestito incarichi dando una forte mano alla famiglia reale inglese che, secondo appuntamenti, ha da presenziare ad una media di poco meno di 1000 eventi all’anno, dunque circa 3 manifestazioni al giorno. È ovvio che la sovrana debba pur essere supportata da più membri della famiglia, e lui sovente era stato presente quando la necessità si presentava – e chiaramente era anche presente allorquando la sovrana doveva comparire in pubblico quale “oppia reale”. E poi i suoi consigli ad Elisabetta, sempre nella discrezione e nella signorilità che lo ha contraddistinto, considerando le sue altissime origini. In effetti, a guardare “i quarti di nobiltà” Filippo aveva più attributi nobiliari di Elisabetta – ma lei era la sovrana!
Lui aveva rinunciato ad un mondo di nobiltà, ad essere secondo, agli onori militari (che tanto amava) e aveva anche rinunciato al suo cognome. Aveva addirittura mutata la sua religione greco ortodossa per abbracciare l’anglicanesimo al fine di convolare alle nozze reali con la donna della sua vita.
Un uomo misurato, che ha saputo esserci quando era importante, ha saputo fare un passo indietro quando serviva. Un uomo che era partito da una marcata nobiltà ed era stato imbarcato furtivamente su di una nave da trasporto merci della Grecia, per essere messo in salvo dalla rivoluzione quando era ancora bambino.
Un nobile che si era guadagnato il suo spazio e i suoi meriti, che addirittura era stato osteggiato nel fidanzamento, poco dal sovrano e tanto dalla moglie del sovrano e madre di Elisabetta. Eppure una grande soddisfazione, una grande vittoria, una vita lunga, lunghissima.
Potrei ancora scrivere sul suo impegno sociale, culturale e, non escludo di occuparmi in seguito. In effetti in 99 anni di età (quasi 100) ne avrà pur fatte di cose!!
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